L’infertilità è l’assenza di gravidanza dopo 12 mesi di rapporti non protetti e colpisce il 15% delle coppie.
Le cause di infertilità possono essere tante e gli studi sono spesso discordanti tra loro.
In questo articolo ho fatto una piccola sintesi di review dal 2017 ad oggi focalizzandomi sulla donna.
Piccola precisazione: le review fanno un riassunto dei vari studi scientifici, quindi una sorta di media tra quelli che trovano una correlazione e quelli che non la trovano, più studi ci sono, più le evidenze si rafforzano.
Su molti temi e, soprattutto sull’alimentazione, è difficile fare degli studi scientifici rigorosi (non siamo topini in una gabbia che mangiamo solo quello che ci dà l’allevatore senza mai sgarrare…). Ciò non significa che l’alimentazione non abbia un ruolo in tante patologie o in problematiche come la fertilità. È solo più difficile dimostrarlo.
Quali fattori possono influire?
In questo articolo vi parlerò della relazione tra peso e fertilità e quali alimenti, nutrienti e modelli alimentari possono migliorarla.
BMI o IMC e fertilità
Il BMI è un indice che inquadra il soggetto in base al peso in relazione all’altezza e sappiamo già che non è sempre un indice attendibile. In generale si è visto che donne con un BMI inferiore a 20 o superiore o uguale a 30 hanno maggiori rischi di infertilità.
Inoltre, un BMI compreso tra 30 e 35 corrispondente a obesità di 1° grado, porta a un maggior fallimento dei percorsi di riproduzione assistita rispetto a un BMI compreso tra 18,5 e 25 (2).
Un BMI troppo basso è indice di scarsa massa grassa e di poco grasso essenziale, ovvero quella quantità di grasso fondamentale per tanti meccanismi fisiologici tra cui la produzione degli ormoni sessuali.
Un BMI troppo basso può essere legato anche a malnutrizione e, una donna denutrita, non è in grado di portare avanti una gravidanza ed un allattamento in quanto altamente dispendiosi. L’organismo instaura quindi un meccanismo di sopravvivenza con l’ amenorrea ovvero la scomparsa del ciclo mestruale o con l’ anovulazione cioè l’assenza di ovulazione anche se le mestruazioni continuano ad esserci (1).
Un BMI troppo alto invece, potrebbe indurci a pensare che sia più vantaggioso per una gravidanza ma non è così. Un BMI troppo alto è spesso correlato ad alterazioni ormonali come l’insulino-resistenza (ne parlo qui Insulino resistenza e dieta) e uno stato di infiammazione generale, tutte condizioni che possono interferire con la fertilità (1).
Migliorare la fertilità in caso di BMI troppo alto o troppo basso è possibile. Gli studi ci dicono che è fondamentale correggere la malnutrizione per un BMI basso e perdere almeno il 5% del peso per un BMI alto. Lo studioso Chavarro aggiunge inoltre che un’alimentazione corretta migliora la fertilità anche in presenza di BMI sfavorevole (2). Gli stessi vantaggi possono essere ottenuti con l’attività fisica.
Alimenti e fertilità
L’alimentazione può quindi migliorare la fertilità della donna anche in presenza di BMI sfavorevole, ma quali alimenti possono migliorarla o peggiorarla?
Carne rossa
La carne rossa pare influenzare negativamente la fertilità alterando l’ovulazione. Nei percorsi di fecondazione assistita sembra ostacolare la formazione della blastocisti ovvero il piccolo agglomerato di cellule che si forma dalla divisione dell’ovulo fecondato (2) . Inoltre è ricca di grassi saturi che possono veicolare contaminanti (4). Servono comunque maggiori evidenze.
Pesce
Il pesce ha invece un effetto positivo sulla fertilità. Ci sono forti evidenze sulla correlazione tra consumo di pesce e minor tempo per avere una gravidanza. Queste evidenze concordano con le indicazioni dell’ American College of Obstetricians and Gynecologists che consigliano di consumare 2-3 porzioni di pesce a settimana limitando quello più ricco di mercurio a non più di 1 volta a settimana. Sono ricchi di mercurio i pesci più grossi come pesce spada, tonno, salmone, ecc. Tali consigli valgono sia per chi cerca una gravidanza che per chi lo è già (5).
Latticini
Gli studi sui latticini sono inconsistenti e spesso contrastanti. Alcuni studi suggeriscono un possibile effetto negativo sulla riserva ovarica mentre nello studio NHS-II i latticini interi sembrano avere un effetto positivo rispetto a quelli a basso contenuto di grassi.
Non sembrano inoltre alterare la fertilità o interferire con la fecondazione assistita (4, 5).
Tuttavia fino a qualche anno fa una dieta povera di latte e derivati sembrava migliorare il quadro dell’ovaio policistico (6).
Attendiamo maggiori evidenze.
Soia
Anche sulla soia la situazione non è chiarissima. Dalle ultime review la soia non sembra interferire sulla fertilità e sembra avere addirittura un effetto positivo sulla fecondazione assistita anche se alcuni studi la correlavano ad una più bassa probabilità di avere una gravidanza (4, 5, 7).
Alcool e caffeina
Non ci sono studi molto affidabili. Gli effetti avversi dell’alcool nello sviluppo fetale sono ormai ampiamente comprovati come anche l’aumento di aborto con un eccesso di caffeina, sulla fertilità e sulla fecondazione in vitro non si hanno invece dati certi (4).
Nutrienti e fertilità
Acidi grassi
L’introito più alto di acidi grassi polinsaturi, in particolare di omega 3, e la concomitante riduzione di acidi grassi trans, sembrano aumentare la fertilità femminile (5).
Gli acidi grassi sono il substrato energetico durante la maturazione dell’oocita e lo sviluppo embrionale, ma sono anche i precursori di fattori importanti per l’impianto e il mantenimento della gravidanza.
Nello studio PRESTO (Usa e Canada) l’assunzione di omega 3 ha un impatto positivo sulla fertilità rispetto a chi non li assume.
Gli acidi grassi trans aumentano invece l’insulino-resistenza e hanno un effetto negativo sull’ovulazione.
Non è invece chiarissimo il ruolo degli omega 6, dei grassi saturi e monoinsaturi (5).
Acido folico e folati
Chiariamo innanzitutto che l’acido folico è la forma di sintesi che deve essere convertita dal nostro organismo in folato per essere utilizzata.
Gli studi ci dicono che bassi livelli di folati portano ad anovulazione e a un maggior rischio di aborti (1). Lo studio NHS-II suggerisce che le donne che assumono acido folico a un dosaggio superiore a quello raccomandato riduce il rischio di aborto spontaneo. L’assunzione deve avvenire già da prima della gravidanza e nelle sue prime fasi. In un altro studio l’acido folico ha un impatto positivo in donne con bassa fertilità che si sottopongono alla fecondazione assistita.
Questi benefici sembrano esserci con un’assunzione superiore a quelle raccomandate per la prevenzione dei difetti del tubo neurale. Mancano dei trial che mettano in relazione le diverse dosi alla fertilità (5).
Vitamina D
I recettori per la vitamina D sono presenti su tutto l’apparato riproduttore femminile comprese ovaie ed endometrio.
Uno stato di deficienza della vitamina D potrebbe essere dannoso per la fertilità. Non è chiaro però se livelli più alti di vitamina D possano conferire benefici addizionali.
Livelli sierici di deficienza sembrano essere correlati ad esiti negativi della fecondazione assistita. Servono comunque degli studi più precisi per determinare gli effetti della supplementazione e a che dosaggi possa dare dei benefici (5).
Modelli alimentari
Nelle review analizzate sono indicati alcuni modelli alimentari utili a migliorare la fertilità.
Linee guida dietetiche americane
Il tipo di alimentazione consigliato da queste linee guida prevede un grande consumo di cereali integrali, oli mono e polinsaturi, verdura, frutta e pesce.
Questo modello alimentare è stato correlato a un miglioramento della fertilità femminile e a una maggiore qualità del seme nell’uomo (2).
Fertility diet
Nello studio NHS-II, la “fertility diet” è stata correlata a un minor rischio di infertilità e problemi ovulatori. La “fertility diet” prevede il consumo di fonti proteiche vegetali, latticini interi, giusta assunzione di ferro e grassi monoinsaturi (2,5).
Dieta Mediterranea
La dieta Mediterranea influenza positivamente la possibilità di una gravidanza naturale o con la fecondazione assistita. Proprio l’olio extravergine di oliva sembra fare la differenza rispetto ad altri stili alimentari salutari ma con diverse fonti di grassi (2, 4, 5).
Riassumendo, tutti e tre i modelli alimentari sopracitati hanno come comune denominatore il consumo elevato di cereali integrali, frutta, verdura, proteine vegetali (legumi), pesce.
Tali modelli alimentari non migliorano solo la fertilità femminile ma anche quella maschile. Migliora la qualità del seme, la morfologia, la motilità e la concentrazione degli spermatozoi. Inoltre è vantaggioso assumere acido folico (meglio se folati in forma attiva) già da prima della gravidanza e di correggere eventuali carenze di vitamina D. È utile anche ridurre il consumo di carne rossa e aumentare quello di pesce. Riguardo alla soia e latticini attendiamo maggiori informazioni e rimarrei al momento sulla bassa frequenza.
Infine mantenersi in salute con un peso idoneo ed un minimo di attività fisica.
Vorrei aggiungere anche che in questa mia piccola ricerca ho fatto un po’ il sunto delle evidenze più forti ma non sono conclusive.
Bibliografia
- Skrzypek, Michal et al. Application of dietetics in reproductive medicine. Annals of Agricultural and Environmental Medicine, vol. 24, no. 4, 2017, pp. 559-565. doi:10.26444/aaem/76997.
- Panth, Neelima et al. The Influence of Diet on Fertility and the Implications for Public Health Nutrition in the United States. Frontiers in public health, 6, 211. doi:10.3389/fpubh.2018.00211
- Jasienska, Grazyna et al. Human reproduction and health: an evolutionary perspective
The Lancet, Volume 390, Issue 10093, 510-520. doi: 10.1016/S0140-6736(17)30573-1 - Gaskins, Audrey J. et al. Diet and fertility: a review.
American Journal of Obstetrics & Gynecology, Volume 218, Issue 4, 379-389. doi: 10.1016/j.ajog.2017.08.010 - Chiu, Yu-Han et al. Diet and female fertility: doctor, what should I eat?
Fertility and Sterility, Volume 110, Issue 4, 560-569. doi: 10.1016/j.fertnstert.2018.05.027 - Rooney and Domar. The impact of lifestyle behaviors on infertility treatment outcome. Curr Opin Obstet Gynecol. 2014 Jun; 26(3): 181–185. doi: 10.1097/GCO.0000000000000069
- Jacobsen, Bjarne K et al. Soy isoflavone intake and the likelihood of ever becoming a mother: the Adventist Health Study-2. International journal of women’s health, 6, 377-84. doi:10.2147/IJWH.S57137
Credits
Foto di Nataliya Vaitkevich da Pexels